Centri commerciali, outlet, commercio on line, tutto sembra andare contro il commercio tradizionale nei centri urbani e, in particolare, nei centri storici.
I dati parlano chiaro: aumenta, con margini di crescita ancora vertiginosi il commercio on line, chiudono i negozi nelle città e nei centri storici. Il Covid-19 ha accentuato queste tendenze.
Scelte urbanistiche hanno favorito la ridislocazione delle attività commerciali e la rendita immobiliare con affitti stellari stanno spegnendo il commercio nei centri storici.
La rivoluzione digitale ha cambiato il mondo, per cui sempre di più la vita dei cittadini e dei consumatori è destnata a svolgersi nell’immaterialità della rete.
Il consumatore di fronte a queste tendenze come si muove ? Riformuliamo meglio la domanda: a fronte di scelte politiche che producono la desertificazione dei contri storici e a fronte di una rivoluzione tecnologica senza uguali negli ultimi 200 anni, la rinascita dei centri storici delle città può gravare solo sulle spalle della soggettività dei consumatori ? La risposta è no.
Se lo stesso bene è possibile acquistarlo a minor prezzo e a minor fatica su internet o in un outlet perché mai un consumatore dovrebbe accollarsi un maggior onere ?
Diventa difficile, a fronte di mille messaggi, politici e commercial’, che spingono in una direzione compiere scelte in controtendenza e che comportano maggiori costi (in denaro e in tempo) e sostuirsi a una politica che non governa più il territorio se non in un’ottica di breve periodo e di mero ritorno economico (nuove costruzioni= più incassi di urbanizzazione per i comuni).
O i negozi tradizionali delle città saranno capaci di offrire una qualche convenienza oppure sono destinati alla rarefazione.
Daltronde la dicitura del centro storico come “centro commerciale naturale” è pura invenzione. Il centro storico come luogo del commercio è una costruzione sociale storicamente determinata che ha sostituito in quanto più efficiente altre forme di scambo dei beni.
La figura del commerciante come l’abbiamo conosciuta ha una storia, certo secolare, ma che anch’essa ha avuto un inizio. Tra l’altro in questi anni di immani cambiamenti tante altre figure professionali e lavorative che sembravano eterne sono sparite o comunque hanno perso centralità e potere.
L’appello ai sentimenti del consumatore ha vita breve. Un consumatore costretto, dalla pubblica amministrazione, dalle banche, dale assicurazioni, dalle aziende in generale a interfacciarsi in rete, tramite app e mail farà sempre meno fatica a distaccarsi da abitudini di spesa e consumo faccia a faccia e considererà l’ambiente digitale il “ centro commerciale naturale”.
Questo passaggio costringerà anche le Associazioni dei consumatori ad adeguarsi per offrire una tutela al passo con la rivoluzione in corso.
Daniela Bertolone – Federconsumatori Parma