Al momento stai visualizzando Il caso del mese di Federconsumatori. Il prestito su pegno, cos’è e come funziona

La crisi economica, ai tempi del Covid, picchia duro: la prova è data anche dalla riscoperta di una linea di credito andata in disuso ma che ora è stata recuperata. L’abbiamo incontrata anche noi per la richiesta di aiuto arrivata al nostro sportello di Piacenza. Un oggetto di valore, tenuto ancor più in considerazione, rappresentando un caro ricordo di famiglia, è stato dato in pegno ma non è stato possibile riscattarlo in tempo utile e, quindi, andato all’asta e perso irrimediabilmente.

Questa forma di prestito che può attirare perché molto rapido nell’erogazione della somma concessa e garantito solo dall’oggetto dato in pegno, è bene conoscerlo più a fondo perché i tassi di interesse sono molto alti (possono arrivare al 16% su base annua), ma è bene sapere che in caso di vendita all’asta, l’eventuale somma riscossa, se superiore al valore spettante all’Istituto di Pegno , deve essere riconosciuta al precedente proprietario.

IL PRESTITO SU PEGNO: DI COSA SI TRATTA E COME FUNZIONA

Il prestito su pegno è una forma di credito molto antica (in Italia è regolato ancora oggi dal Regio Decreto n. 1279/1939) che viene incontro specialmente a persone che hanno bisogno di ottenere somme non molto elevate e al tempo stesso hanno difficoltà a farsele prestare utilizzando i canali ordinari di credito (ad esempio, perché non offrono sufficienti garanzie o magari risultano segnalate come “cattivi pagatori”).

Queste persone possono quindi ottenere tale prestito dalle Banche (o Società Finanziarie) che erogano questo tipo di servizio, consegnando loro un proprio bene come garanzia del fatto che alla scadenza del termine pattuito restituiranno la somma ricevuta in prestito (oltre agli interessi e alle spese sopportate dalla Banca).

Ogni Banca ha un proprio regolamento che stabilisce quali beni accetta in pegno; tuttavia, di solito, non vengono accettati solamente oro, gioielli e pietre preziose, ma anche beni di qualunque altro genere a condizione che abbiano un valore commerciale e siano facilmente vendibili.

Il prestito su pegno, come qualunque altra forma di prestito, ha punti forti e punti deboli.

Tra i primi vi sono il breve lasso di tempo con cui si ottiene la somma e la fruibilità anche da parte dei cosiddetti “cattivi pagatori”.

Tra i secondi vi sono invece la breve durata del prestito (di solito mesi o al massimo un anno) e l’elevato tasso di interesse applicato.

Una volta consegnato il bene alla Banca, questa lo fa periziare e presta al proprietario una somma di denaro pari al massimo:

– ai 4/5 del valore di perizia, se si tratta di oggetti preziosi;

– ai 2/3 del valore di perizia, se si tratta di altri beni.

Scaduto il termine previsto, il proprietario del bene dovrà restituire l’importo ottenuto in prestito (oltre agli interessi e alle spese sopportate dalla Banca) o perderà il bene.

In quest’ultimo caso, la Banca lo metterà all’asta e terrà per sé il ricavato.

Occorre però fare attenzione perché se il valore ricavato supera l’importo spettante alla Banca (compresi naturalmente gli interessi, le spese sopportate e la commissione d’asta), quest’ultima dovrà consegnare la somma eccedente all’ex- proprietario del bene.

Quanto alle aste, esse sono pubbliche e i relativi avvisi devono essere esposti per almeno cinque giorni consecutivi prima del loro inizio. Tali avvisi vengono di solito esposti nelle sale della Banca (o Società Finanziaria) dedicate al credito su pegno e in quelle in cui si svolgono le aste stesse.

Essi contengono l’indicazione:

– del giorno, luogo e ora in cui le aste si svolgeranno;

– dei beni in vendita (tali beni a volte sono anche esposti in modo che gli eventuali interessati possano visionarli);

– del prezzo di partenza dell’asta.

p. Federconsumatori Emilia Romagna

avv. Filippo Maria Caprioli

“Realizzato nell’ambito del Programma generale di intervento della Regione Emilia Romagna, con l’utilizzo dei fondi del Ministero dello sviluppo economico. Ripartizione 2018”
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