Al momento stai visualizzando Fenomeno Ping Call. Truffa con rimbalzo

Nelle ultime settimane, complice anche il periodo estivo, l’Italia si è trovata a fare i conti con il fenomeno del ping-calling  (chiamate con rimbalzo) che ha colpito in particolar modo l’Emilia Romagna.

Per quanto questa trovata non sia nulla di nuovo sul fronte delle truffe telefoniche (le prime notizie di questo fenomeno risalgono al 2002), continua a colpire un discreto numero di consumatori.

Il modus operandi dei truffatori è il seguente:  l’utente riceve chiamate brevissime provenienti da numeri con prefisso estero e, indotto dalla curiosità o dal dubbio che sia qualcosa di importante, prova a richiamare.  Coloro che riescono a rispondere a queste chiamate, trovano solo silenzio dall’altro capo del telefono, per poi sentirsi buttare giù. Il dubbio si intensifica e alcuni richiamano per capire di cosa si tratta.
È qui che inizia la truffa Ping Call: La chiamata viene dirottata su una linea a pagamento che prosciuga rapidamente tutto il credito presente nella SIM del cellulare.
In alcuni casi i truffatori possono riuscire a sottrarre soldi direttamente dalla carta di credito (se questa è collegata al credito telefonico, magari tramite un abbonamento) o carpire i dati personali di chi effettua la chiamata. 

Naturalmente chiunque si trovi dall’altro capo del  telefono ha l’obbiettivo di far perdere quanto più tempo possibile, per sottrarre quanto più credito possibile. 

Il costo di una singola di queste “telefonate” può arrivare anche a 30 euro.

Gli espedienti usati sono i più classici; musichette di attesa,un continuo tergiversare sul motivo della chiamata, incomprensioni, le scuse più varie. In alcuni casi l’applicazione della tariffa salatissima scatta ancora prima che il numero in questione prenda la chiamata dell’utente.

In passato queste ping calls provenivano principalmente dalla Tunisia, da due numeri di telefono (+216 28915036 e +216 28914685) che erano stati prontamente bloccati dalle autorità, mentre oggi sembra che il raggio d’azione si sia allargato anche ad altri stati.

I prefissi più usati sono quelli della Gran Bretagna (+44) e della Tunisia (+216), ma sono emersi casi in cui i numeri truffaldini provenivano anche da Moldavia (+373), Kosovo (+383), Bielorussia (+375), Lettonia (+371) e Tanzania (+255).

La prima cosa da fare, quando si riceve chiamate dall’estero, è certamente non richiamare.

Per gli utenti che hanno amici o familiari all’estero, c’è un modo per fare una prima verifica su questi numeri “sospetti”. Basta inserire il numero in questione su un motore di ricerca e controllare i risultati, in quanto molti di questi numeri truffaldini sono già stati segnalati e inseriti in apposite black lists.
Per avere un’ulteriore protezione è consigliabile contattare il parente o l’amico in questione tramite altri mezzi (servizi di messaggistica, piattaforme social, email, ecc…)

La Polizia Postale invita alla cautela, a tenere a mente questi prefissi  “sospetti”, e a non richiamare assolutamente questi numeri e ha fornito agli utenti consigli semplici ma preziosi per evitare di cadere in queste truffe:

Non richiamare il numero sconosciuto;

Non inviare messaggi;

Non aprire link inviati con SMS o “sistemi di messaggistica” collegati ai predetti numeri;

Bloccare il numero chiamante sconosciuto avente prefisso estero.

Per ulteriori informazioni  è possibile consultare il sito ufficiale e la pagina Facebook della Polizia Postale. Per i reati telematici la denuncia si può far partire online, utilizzando il portale commissariatodips.it , e completata la procedura in un ufficio tradizionale.

Anche sui social girano diverse segnalazioni di questi numeri pericolosi (vecchi e nuovi).
Rimanere all’erta e aggiornati sulla questione è un ottimo modo per tutelarsi dalle possibili evoluzioni di questa truffa.

Se si dovesse cadere vittima di questa truffa, consigliamo agli utenti defraudati di fare denuncia e di chiedere al proprio gestore telefonico il rimborso dell’importo contestato, presentando un reclamo, direttamente o con il supporto della nostra associazione.

Giaime Barducci 

Foto di Peggy und Marco Lachmann-Anke da Pixabay

“Realizzato nell’ambito del Programma generale di intervento della Regione Emilia-Romagna, con l’utilizzo dei fondi del Ministero dello sviluppo economico. Ripartizione 2018”
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