L’epatite A è una malattia causata dal virus omonimo, identificato anche con la sigla HAV. Caratterizzata da un’altissima contagiosità e diffusa soprattutto nei Paesi in via di sviluppo in America Latina, Medio Oriente, Africa e Asia, la patologia è stata al centro delle cronache estive a causa dei ritiro di alcuni cibi contaminati. Sono finiti sotto accusa soprattutto i frutti di bosco congelati e in poco più di due mesi, tra maggio e luglio 2013, i casi di epatite in Italia hanno superato quota 500, con un incremento del 264% rispetto ai tre anni precedenti.

Di recente anche in Irlanda è stato rilevato un aumento dei casi ed è probabile che tale incremento possa essere riconducibile proprio al consumo di frutti di bosco contaminati. Vista al momento l’impossibilità di escludere che siano ancora in commercio altri lotti a rischio oltre a quelli già ritirati, il Ministero della Salute ha raccomandato di non consumare tali prodotti crudi e di mangiarli solo dopo averli fatti bollire per almeno due minuti.

Se da un lato l’aumento dei casi in Italia è in parte connesso al consumo dei frutti, è anche vero che la patologia è, per sua natura, legata alla scarsa igiene degli alimenti. Per questo riteniamo utile ribadire alcuni consigli che possono ridurre significativamente il rischio di contagio. Prima di tutto è opportuno prestare attenzione al momento di consumare frutta e verdura, pulendo accuratamente ogni prodotto prima di consumarlo, e lavarsi le mani più volte al giorno, soprattutto dopo aver utilizzato il bagno e prima di toccare qualsiasi cibo. Inoltre occorre evitare di bere acqua di pozzo e di consumare frutti di mare crudi: questi ultimi, infatti, possono facilmente veicolare il virus e la cottura è un metodo efficace per evitare di contrarlo. Tenete presente che, oltre a molluschi e frutti di bosco, tra i cibi potenzialmente a rischio rientrano anche crostacei, pomodori secchi e vegetali.

Il contagio di questa malattia avviene dunque in prevalenza attraverso l’assunzione di cibi e bevande contaminati: non a caso è nota anche come ‘epatite alimentare’. Il periodo di incubazione può essere molto lungo e in genere è di almeno 15 giorni. Febbre, nausea, ittero, dolori addominali ed elevati livelli di transaminasi e bilirubina sono i sintomi principali. Anche se si tratta di una forma decisamente più lieve rispetto all’epatite di tipo B o C, l’epatite A non va comunque sottovalutata ed è bene mettere in atto tutte le misure precauzionali atte a limitare al minimo il rischio di contrarre la malattia.

S.M.

Spesa relativa all’intervento “La formazione e la tutela dei cittadini consumatori-utenti del programma generale della Regione Emilia-romagna finanziato dal Misnistero dello sviluppo Economico ai sensi del D.M. 26/5/2010

 

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