Al momento stai visualizzando Abiti Usa e Getta: un Allarme per l’Ambiente

L’industria tessile rappresenta oggi uno dei settori più influenti e in continua espansione a livello globale, tuttavia è anche una delle principali responsabili dell’inquinamento ambientale. Un fenomeno preoccupante in questo ambito è l’emergere del fenomeno del “fast fashion”. Con il termine fast fashion si definisce la tendenza della “moda usa e getta” con cui vengono prodotti tantissimi capi con tessuti sintetici di bassa qualità. Questo meccanismo permette di acquistare vestiti a prezzi più bassi, aumentandone quindi la quantità, ma indossandoli per un tempo più breve rispetto a quelli realizzati con materiali di qualità.

La produzione tessile è estremamente impattante per l’ambiente. Tra i principali fattori di inquinamento riscontrabili in questo settore troviamo:

  1. Consumo di Acqua: La coltivazione del cotone e la produzione di tessuti sintetici richiedono enormi quantità di acqua. Si stima che per produrre una singola maglietta di cotone siano necessari circa 2.700 litri d’acqua.
  2. Emissioni di Gas Serre: La produzione tessile contribuisce significativamente alle emissioni di gas serra. Secondo alcune stime, l’industria della moda è responsabile del 10% delle emissioni globali di carbonio.
  3. Inquinamento Chimico: L’uso di tinture, sbiancanti e altri prodotti chimici durante il processo di produzione inquina gravemente le risorse idriche, mettendo a rischio la salute degli ecosistemi e delle comunità locali.
  4. Rifiuti Tessili: La moda usa e getta contribuisce a una quantità enorme di rifiuti tessili. Ogni anno, milioni di tonnellate di abiti vengono gettati via, finendo in discariche o inceneritori, con conseguenti danni ambientali.

Gli abiti usa e getta inoltre sono generalmente prodotti con materiali di bassa qualità e con scarsa attenzione alla durata. Spesso realizzati con fibre sintetiche come il poliestere e tendono a degradarsi rapidamente e a perdere forma e colore dopo pochi lavaggi. Inoltre la rapidità nella produzione porta a cuciture fragili e design approssimativi, rendendo i capi meno resistenti all’usura quotidiana. La moda veloce promuove collezioni stagionali che incoraggiano i consumatori a comprare nuovi abiti continuamente, alimentando il ciclo del consumo e del rifiuto.

Secondo i dati della Ellen Mc Arthur Foundation con il boom del fast fashion tra il 2000 e il 2015 il numero di abiti prodotti a livello globale è pressoché raddoppiato aumentando in maniera esponenziale la pressione sull’ambiente. Oltre i danni ambientali abbiamo anche danni etici, infatti per mantenere i prezzi bassi, molti brand della moda veloce sfruttano il lavoro a basso costo in paesi in via di sviluppo, spesso in condizioni di lavoro precarie e con salari inadeguati. Per non parlare dell’impatto sulla salute, i prodotti chimici utilizzati nella produzione tessile possono infatti avere effetti nocivi.

Anche nel suo fine vita il fast fashion si dimostra poco sostenibile. Il 73% dei tessuti finiscono infatti in discarica, al ritmo di un camion pieno al secondo.

La moda usa e getta rappresenta una minaccia significativa per l’ambiente e la società. È essenziale che i consumatori diventino più consapevoli delle loro scelte e che l’industria tessile adotti pratiche più sostenibili. Investire in abiti di qualità, preferire marchi etici e ridurre gli sprechi sono passi fondamentali per mitigare l’impatto negativo della moda sulla nostra Terra.

Realizzato nell’ambito del Programma della Regione Emilia-Romagna con l’utilizzo dei fondi del Ministero delle Imprese e del Made in Italy ai sensi del D.M.6maggio 2022. S.M

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