Lo scorso 3 Ottobre si è giunti all’epilogo del processo penale riguardante il “caso Tucker“. La vicenda (per chi non si ricordasse) era legata alla commercializzazione di una sorta di tubo di scappamento che, teoricamente avrebbe dovuto abbattere l’inquinamento dei gas di scarico e far risparmiare combustibile a privati e aziende. Il tubo era prodotto da Mirco Eusebi e Ivana Ferrara titolari di una ditta nel riccionese.

La Corte di Cassazione purtroppo ha emesso una dichiarazione di prescrizione e quindi di estinzione dei reati, accogliendo il ricorso di legittimità proposto dai difensori dei coniugi Eusebi, condannati in Appello (6 anni lui, 5 anni e 7 mesi lei) per associazione a delinquere.

Si tratta dell’ennesimo caso di malfunzionamento della giustizia in Italia, che ha permesso alla difesa degli imputati di sfruttare la lentezza dei procedimenti per ottenere l’annullamento delle condanne penali per ragioni di tipo procedurale e non di merito.

In questa circostanza c’è però almeno una buona notizia: la sentenza di prescrizione non pregiudica affatto i diritti delle parti civili, cioè le pretese risarcitorie dei nostri assistiti, sia quelle morali che quelle materiali, in quanto la costituzione di parte civile avvenuta tramite Federconsumatori ha interrotto la prescrizione civile per la durata dei processi penali.

Non sono dunque finite le possibilità, per gli onesti costituiti parti civili, di tutelare i propri diritti, perché resta per loro possibile rivolgersi al Giudice in sede civile per ottenere il risarcimento dei danni: la parte della sentenza penale che ha stabilito questo loro diritto non è stata infatti annullata dalla Cassazione, che anzi la ha ribadita con decisione ormai inoppugnabile.

Può quindi dirsi che il diritto al risarcimento, cioè quello per il quale da sempre Federconsumatori ha lottato in questo lunghissimo processo, sia ormai definitivamente riconosciuto.

 

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