I pannelli solari, va subito precisato, producono calore per acqua o ambienti, e dunque non sono assolutamente da confondere con i fotovoltaici, che invece fanno l’elettricità.

Catturando i raggi della nostra stella preferita per produrre acqua calda sanitaria, si possono comunque risparmiare diverse centinaia di euro l’anno: a seconda del sistema di riscaldamento cui va ad affiancare il solare termico, una famiglia di 3-4 persone può tagliare dai 300 ai 400 euro. Se a questo risparmio si aggiunge il fatto che l’acquisto dei pannelli è incentivato dallo Stato, l’affare si fa interessante: in qualche anno si rientra dell’investimento iniziale (intorno ai 2-3mila euro nel nostro esempio) e per il resto della vita utile dell’impianto, circa 20-25 anni, si ha un risparmio garantito.

I tre concorrenti

Da qualche settimana e fino al 30 giugno, però, chi decide di montare i pannelli si trova dinnanzi a una scelta non facile: convivono infatti tre forme di incentivazione, ciascuna alternativa alle altre.

Oltre alle detrazioni fiscali per le ristrutturazioni edilizie, portate dal 36 al 50% fino a fine giugno, e a quelle del 55% per gli interventi di efficienza energetica, confermate sempre solo fino a quella data, dal 2 febbraio infatti è entrato in vigore il nuovo conto energia termico.

Il nuovo incentivo, che premia anche stufe e caldaie a biomassa e pompe di calore, per i piccoli impianti di solare termico garantisce 170 euro a metro quadro di superficie dei pannelli, ma, rispetto alle detrazioni, il cui importo è detratto dall’Irpef in 10 rate uguali in 10 anni, in questo caso il contributo si riceve in due anni. Non solo: non è una detrazione, ma un contributo cash, ricevuto direttamente sul conto corrente.

Quale incentivo scegliere?

Per capirlo abbiamo realizzato simulazioni di casi concreti. Come si vede dagli importi che ci ritornano sotto forma di incentivo, le detrazioni fiscali sembrerebbero quasi altrettanto generose: con il nostro impianto ipotetico adatto al fabbisogno di 3-4 persone con il 50% o il 55% ci tornerebbero, spalmati in 10 anni, rispettivamente 1.250 e 1.440 euro, mentre il nuovo conto termico eroga un incentivo di 1.558 euro in due rate annuali di 779 euro.

Certo, il nuovo conto energia è più oneroso dal punto di vista burocratico: se per accedere alle detrazioni “semplici” per le ristrutturazioni, quelle del 50%, praticamente non si hanno spese amministrative, e per quelle del 55% si spendono indicativamente 120 euro, i preventivi della spesa amministrativa per l’accesso al nuovo conto, leggermente più complicato, si aggirano sui 250 euro.

Il nuovo conto, dunque, sbaraglia i due incentivi concorrenti grazie a due punti di forza che lo rendono molto più attraente.

Il primo è che i soldi arrivano in soli due anni, cosa che accorcia nettamente i tempi di rientro dell’investimento. Il secondo punto di forza, è che si tratta di un contributo versato direttamente sul conto corrente e non di detrazioni Irpef spalmate in 10 anni come avviene col 50 o col 55%.

“In questo modo si rimuove una grossa barriera all’accesso all’incentivo. Va tenuto conto che molti hanno già importi in detrazione per altri interventi di efficienza energetica realizzati con le detrazioni in questi ultimi anni e che, tanto più in questo periodo di crisi, non tutti hanno redditi che comportano tassazioni sufficienti per la detrazione”, sottolinea Sergio D’Alessandris, presidente di Assolterm.
Insomma, più soldi, subito e cash: la ricetta del nuovo conto sembra appetitosa.

Il nostro impianto ipotetico

Costo indicativo: 2.500 euro.
Superficie lorda: 4,7 mq.
Copertura fabbisogno acqua calda sanitaria: 70%.
Fabbisogno ACS: 3.000 kWh/anno.

ll risparmio per chi usa lo scaldabagno elettrico

Con detrazioni del 50% per ristrutturazioni edilizie semplici
Costo indicativo pratiche accesso all’incentivo: 0.
Incentivo: 1.250 euro in 10 anni.
Tempo rientro investimento: 5 anni.

Con detrazioni del 55% per gli interventi di riqualificazione energetica
Costo indicativo pratiche accesso all’incentivo: 120 euro.
Incentivo: 1.441 euro in 10 anni.
Tempo rientro investimento: 5 anni.

Con il nuovo conto energia termico
Costo indicativo pratiche accesso all’incentivo: 250 euro.
Incentivo: 1.558 euro in 2 anni.
Tempo rientro investimento: 3 anni.

Il risparmio per chi ha una caldaia a Gpl

Con detrazioni del 50% per ristrutturazioni edilizie semplici
Costo indicativo pratiche accesso all’incentivo: 0.
Incentivo: 1.250 euro in 10 anni.
Tempo rientro investimento: 5 anni.

Con detrazioni del 55% per gli interventi di riqualificazione energetica
Costo indicativo pratiche accesso all’incentivo: 120 euro.
Incentivo: 1.441 euro in 10 anni.
Tempo rientro investimento: 5 anni.

Con il nuovo conto energia termico
Costo indicativo pratiche accesso all’incentivo: 250 euro.
Incentivo: 1.558 euro in 2 anni.
Tempo rientro investimento: 3 anni.

Il risparmio per chi ha una caldaia a condensazione a metano

Con detrazioni del 50% per ristrutturazioni edilizie semplici
Costo indicativo pratiche accesso all’incentivo: 0.
Incentivo: 1.250 euro in 10 anni.
Tempo rientro investimento: 8 anni.

Con detrazioni del 55% per gli interventi di riqualificazione energetica
Costo indicativo pratiche accesso all’incentivo: 120 euro.
Incentivo: 1.441 euro in 10 anni.
Tempo rientro investimento: 8 anni.

Con il nuovo conto energia termico
Costo indicativo pratiche accesso all’incentivo: 250 euro.
Incentivo: 1.558 euro in 2 anni.
Tempo rientro investimento: 6 anni.

I conti per scoprire la formula più conveniente

Come cambiano i conti con i tre diversi incentivi? Per capirlo abbiamo realizzato delle simulazioni con l’aiuto della testata specializzata QualEnergia.it e di Assotermica, l’associazione che riunisce produttori di caldaie convenzionali e pannelli solari termici.

Abbiamo ipotizzato un impianto tipo adatto al fabbisogno di acqua calda sanitaria di una famiglia di 3-4 persone, 3.000 kWh termici all’anno. Abbiamo assunto che sia localizzato in Emilia-Romagna e sia della tipologia più diffusa ed economica: un sistema a circolazione naturale, quelli con il boiler montato sul tetto, costituito con due collettori per 4,5 metri quadrati circa di area.

“Se ci spostassimo nel Nord Italia, dove c’è minore irraggiamento ma anche dove predomina la circolazione forzata, più performante, il ragionamento non cambierebbe di molto. Al Sud invece i risultati sarebbero ancora più interessanti, o raggiungibili con un investimento relativamente più basso, ad esempio un sistema con un solo collettore”, spiega Stefano Casandrini, responsabile del settore Rinnovabili di Assotermica.

Per il costo dell’impianto, dopo un sondaggio di preventivi, abbiamo ipotizzato 2.500 euro. Ma attenzione: il prezzo è solo indicativo, dato che sulla realizzazione possono incidere anche molto le opere di cantiere e di sicurezza, non determinabili a priori in un esempio.

Abbiamo simulato casi diversi a seconda del tipo di impianto che si integra, considerando i più diffusi. Meno è efficiente e più è energivoro il sistema che si intende supportare, più si risparmierà affiancandogli il solare termico.

Come si vede dai tempi di rientro dell’investimento, il conto termico è la soluzione più conveniente. E chi integra impianti più energivori, come le caldaie a Gpl e i boiler elettrici, ha maggiore convenienza degli altri a montare subito pannelli solari.

Gli incentivi

Le detrazioni del 50% per le ristrutturazioni edilizie
Chi ne può beneficiare: le persone fisiche, non solo i proprietari ma anche i titolari di diritti reali sugli immobili oggetto degli interventi.
Fino a quando: fino al 30 giugno 2013, dopo di che tornerà al 36%.
Come funzionano: portano in detrazione su 10 anni,  tramite quote di pari importo, il 50% della spesa sostenuta fino a un massimo di 96mila euro per edificio.

Altri interventi incentivati: quasi tutti i lavori di ristrutturazione.
A chi rivolgersi: all’Agenzia delle Entrate.

Le detrazioni del 55% per l’efficienza energetica
Chi ne può beneficiare: sia le persone fisiche che le persone giuridiche.
Fino a quando: fino al 30 giugno 2013, dopo di che, salvo novità, dovrebbe scendere al 36%.
Come funzionano: portano in detrazione su 10 anni, tramite quote di pari importo, il 55% della spesa sostenuta con importi massimi diversificati a seconda della tipologia di intervento.
Per quali interventi valgono: installazione di serramenti e infissi con determinate prestazioni energetiche, sostituzione della caldaia con caldaia a condensazione o impianto a biomassa, pannelli solari termici, pompe di calore, coibentazione di pareti, pavimenti e coperture, riqualificazione energetica globale dell’edificio.
A chi rivolgersi: all’Enea.

Conto energia termico
Chi ne può beneficiare: sia le persone fisiche che le persone giuridiche e la pubblica amministrazione.
Fino a quando: a tempo indeterminato salvo raggiungere il tetto di spesa annuale di 900 milioni di euro.
Come funziona: per i piccoli impianti di solare termico (sotto i 50 mq) garantisce un contributo di 170 euro/mq erogato sul conto corrente in due rate su 2 anni.
Per quali interventi vale: per i privati oltre che per il solare termico, per stufe e caldaie a biomassa installazione di serramenti e infissi con determinate prestazioni.
Solo per la pubblica amministrazione incentiva anche altri interventi per migliorare l’efficienza energetica.
A chi rivolgersi: al Gestore Servizi Energetici.

Attenzione agli ostacoli burocratici

Installare un impianto di solare termico in una situazione normale non pone particolari difficoltà dal punto di vista burocratico: nella maggior parte dei casi serve una Dia (dichiarazione di inizio attività) solo quando l’impianto modifica la sagoma dell’edificio, cioè appunto nel caso dei pannelli inclinati diversamente rispetto al tetto e di sistemi con serbatoio di accumulo sul tetto.

Chi abita, invece, in un’area sottoposta a vincolo paesaggistico-ambientale dovrà invece richiedere alla locale Soprintendenza ai Beni culturali un’autorizzazione paesaggistica e le cose potrebbero complicarsi, con relativo lievitare della spesa. Dai circa 200-250 euro da mettere in conto per le pratiche di accesso al conto energia, normalmente la spesa solo burocratica per realizzare l’impianto potrebbe arrivare ai 1.000 euro.

“Noi non vogliamo in alcun modo creare scempi, ma bisogna andare verso una maggiore semplicità”, lamentano da Assolterm. “Abbiamo fatto delle proposte per semplificare la richiesta di autorizzazione in zone vincolate. A volte ci sono veri e propri paradossi. Un caso sono i tetti piani, molto diffusi al Sud: gli impianti nella maggior parte dei casi non si vedono assolutamente se non dal cielo. Eppure per installarli ci vogliono comunque chili di carte, con relative ricadute su costi e tempi di realizzazione: se tutto va bene per  un nulla osta occorrono dai 35 ai 60 giorni”.

(Art. pubblicato su www.regione.emilia-romagna.it)

(Foto Flickr di Living Off Grid)

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