Nei giorni scorsi Amazon ha annunciato che in Italia, a partire dal 15 settembre 2022, il prezzo dell’abbonamento annuale del servizio Prime subirà un aumento del 38%, passando dal costo attuale di Euro 36,00 a Euro a 49,90 Euro. Anche l’abbonamento mensile aumenterà da 3,99 Euro a 4,99 Euro.
L’azienda dal 26 luglio ha iniziato ad inviare agli abbonati Prime la comunicazione relativa alla modifica contrattuale. Nella nota ufficiale – si riporta integralmente – si sottolinea che si tratta del primo aumento del prezzo applicato in Italia sin dal 2018 e che la ragione è legata alla necessità di coprire i costi che sono aumentati a causa dell’inflazione indipendenti dalla loro volontà.
Inoltre Amazon, comunica che tale modifica è realizzata “sulla base di, e in conformità con, la Clausola 5 dei Termini e Condizioni Amazon Prime”. Peccato che, all’art. 5 del suddetto documento, le possibili modifiche apportate dalla società dovrebbero essere riconducibili a ragioni di sicurezza, a un miglioramento delle funzioni esistenti, all’implementazione di nuove funzioni al Servizio Amazon Prime, all’evoluzione del progresso tecnologico, all’adozione di adeguamenti tecnici o alla necessità di garantire la continuità del Servizio Amazon Prime.
Un aumento di questa portata non è giustificabile da nessuno di queste motivazioni se non da quelle di cassa. Infatti l’azienda incasserà 83,4 milioni di Euro in più, a livello globale ne dovrebbe incassare circa 5,3 miliardi. Gli aumenti infatti non riguarderanno solo l’Italia: in Europa dal 15 settembre l’abbonamento in Francia passerà da 49,99€ a 69,90€ all’anno (un aumento del 43 per cento), in Germania da 69€ a 89,90€, mentre la Spagna subirà un rincaro identico al nostro. E in zona extra UE si passa da 79£ a 95£ nel Regno Unito, ossia la bellezza di 112,30 euro al cambio attuale.
Il sospetto è che, attraverso tale operazione, Amazon voglia rifarsi, a spese dei cittadini, delle perdite riportate nel primo trimestre del 2022, che a livello globale ammontano a 3,8 miliardi di dollari, dopo un profitto di 8,1 miliardi dello stesso periodo del 2021.
Federconsumatori invierà all’AGCM una segnalazione per approfondire la natura, ma soprattutto la portata sproporzionata di questi aumenti. Ricordiamo che la società non è nuova all’Antitrust, che già a dicembre 2021 aveva emesso una multa per abuso di posizione dominante (1 miliardo di euro alle società del gruppo Amazon).
Chiederemo chiarimenti anche all’azienda sulle motivazioni di questi aumenti così elevati, da essere a nostro avviso del tutto fuori luogo e forse anche controproducenti, perché indurranno molti cittadini, già stanchi dei rincari, ad abbandonare il servizio.
Si tratta infatti dell’ennesima modifica unilaterale di un contratto da parte di un gestore. L’unica arma rimasta in mano al cittadino è eventualmente la rescissione del contratto, che in questo cosa si potrà fare senza penali.
S.M.
“Realizzato nell’ambito del Programma generale di intervento della Regione Emilia Romagna con l’utilizzo dei fondi del Ministero dello sviluppo economico. D.M. 10/08/2020 “