E’ stato grande l’interesse sulla vicenda segnalata da Federconsumatori relativa al negozio Kiki Sport di Mirandola, che richiede 10 euro per provare le scarpe. La discussione che si è scatenata ha visto, com’era prevedibile, diverse valutazioni.
Alla RAI il titolare di Kiki Sport ha confermato la propria assoluta discrezionalità nel richiedere i 10 euro, mettendo in atto quella discriminazione tra consumatori che noi paventavamo. Nel dibattito sulla legittimità o meno della cosa si pone così un punto fermo. Riteniamo che questo comportamento discriminatorio sia da censurare, oltre che sanzionabile dagli organismi di controllo, e chiarisce l’artigianalità e la mancanza di ponderazione nell’iniziativa.
Nessuno ha notato che a sua volta Kiki Sport è un “piccolo Amazon”, che vende sul web ad un prezzo ridotto le scarpe che commercializza. Un mezzo legittimo per rispondere allo strapotere di Amazon e C., ma è evidente che chi compra online le scarpe di Kiki Sport da qualche parte deve averle provate; certo non da Kiki Sport, dove rischiava di pagare 10 euro.
La cosa incredibile in questa vicenda è quindi che Kiki Sport vende via web scarpe che i propri clienti provano presso la concorrenza, peraltro gratuitamente. Vale a dire lo stesso comportamento che ha portato il titolare ad affiggere il cartello “Prova scarpe 10 euro”. Questa è solo una delle molteplici contraddizioni di questo sistema, che merita una attenzione generale. Se il commercio online ha il merito di contenere i prezzi, anche dei negozi in sede fissa, dall’altra parte questi ultimi rischiano di essere travolti dalla potenza di fuoco di soggetti come Amazon.
Le città vivono di commercio fisico, e dove scompare cala la qualità della vita generale. Ma allo stesso tempo è normale che il consumatore favorisca il prezzo più basso tra prodotti identici. Però la chiusura di migliaia di esercizi commerciali riduce l’occupazione, non certo recuperata a sufficienza nella logistica. Anche sulla mobilità ci sono contraddizioni a non finire, si riduce quella personale, ma i furgoni dei corrieri che consegnano un pacchetto intasano ormai le strade.
E’ possibile fare qualcosa? Noi crediamo di sì, a patto che si esca dalla logica delle tifoserie, evitando comportamenti sbagliati e contraddittori che scaricano tutto sui consumatori.
(Comunicato Federconsumatori Modena 4/9/2019)