Il sistema di allerta rapido per alimenti e mangimi, noto anche come Rapid Alert System for Food and Feed (RASFF), è un sistema di allarme rapido europeo che consente di condividere con maggiore efficienza le informazioni relative a gravi rischi per la salute derivanti da alimenti e mangimi. L’allerta è richiesta nei casi in cui si ravvisi in un alimento un grave rischio per il consumatore che comporti un intervento immediato sul territorio da parte delle strutture sanitarie
Quando è nato il RASSF?
Il sistema di allerta rapido fu ideato per la prima volta nel 1979, su proposta del Consiglio europeo, viene in seguito ufficialmente istituito dal REGOLAMENTO (CE) N. 178/2002[2] che stabilisce i principi e i requisiti generali della legislazione alimentare europea e fissa le procedure nel campo della sicurezza alimentare.
Come funziona?
Nel caso in cui, a seguito di un controllo ufficiale, disposto sul mercato o presso un posto di ispezione frontaliera, nell’ambito di un autocontrollo effettuato da un operatore del settore, di un reclamo di un consumatore, o di un episodio di malattia alimentare, etc, venga identificato un rischio per la salute correlato ad un determinato prodotto, viene attivato il sistema di allerta rapido RASFF.
A questo punto le informazioni vengono condivise fra i vari paesi membri e la Commissione europea.
In seguito viene contattato l’operatore di settore ritenuto responsabile. L’operatore deve comunicare alle autorità sanitarie il riscontro di rischi associati ai prodotti immessi in commercio e cooperare con esse e gli altri operatori coinvolti nella filiera per garantire in tempi rapidi l’adozione delle misure di ritiro dal mercato e richiamo al consumatore dei prodotti a rischio.
Dopo le dovute indagini e verifiche, in caso di rischio grave ed immediato, l’autorità competente può disporre il sequestro, la restrizione o il divieto di immissione sul mercato, di importazione o esportazione di alimenti, mangimi o animali.
L’attività di allerta prevede il ritiro e il richiamo dei prodotti pericolosi per la salute umana, animale e l’ambiente.
La procedura di ritiro
La procedura di ritiro consiste nel rimuovere dal mercato un determinato alimento, mangime o materiale destinato al contatto con alimenti, avvisando gli altri operatori della catena agroalimentare della non conformità e della necessità di attivarsi per impedirne l’ulteriore distribuzione.
La procedura di richiamo
Qualora sussista un rischio grave o si presume che un particolare prodotto sia stato già acquistato dal consumatore, la procedura di emergenza prevede l’obbligo del richiamo, mediante cui l’eventuale acquirente viene informato in maniera efficace ed accurata del natura del rischio e della tipologia di prodotto richiamato.
Il comunicato di richiamo viene pubblicato sulla pagina del portale del Ministero dedicata ai richiami al consumatore da parte degli operatori del settore. Inoltre il richiamo viene affisso presso i punti vendita mediante apposita cartellonistica o può essere pubblicato sul sito dell’operatore in caso di vendita on line.
Come fa un consumatore a fare una segnalazione?
Per fare una segnalazione o una lamentela su una non conformità di rilevanza sanitaria in prodotti alimentari il consumatore deve preventivamente fare una comunicazione alla ASL di appartenenza o, in via alternativa, ai Carabinieri per la tutela della salute NAS per le successive verifiche del caso. Sul reperto alimentare consegnato dal consumatore le Autorità sanitarie potranno effettuare ulteriori accertamenti necessari per individuare la causa e/o poter concludere con certezza che la non conformità rilevata sia o meno attribuibile al processo di produzione.
Il rapporto Raffs
Ogni anno la Commissione Europea pubblica la relazione annuale sul Sistema di allarme rapido per alimenti e mangimi
L’ultimo rapporto pubblicato risale al 2019
Nel 2019 si è registrato il picco più alto di notifiche degli ultimi vent’anni. Sono pervenute 4000 notifiche di cui di cui 3506 hanno riguardato l’alimentazione umana (3622 nel 2018), 322 l’alimentazione animale (313 nel 2018) e 172 i materiali ed oggetti destinati a venire a contatto con gli alimenti (138 nel 2018).
Per quanto riguarda i pericoli notificati, al primo posto si segnalano i microrganismi patogeni (928 notifiche, di cui 870 per Salmonella spp.), le micotossine (585) e residui di pesticidi (305). Risultano ancora più numerose, rispetto al 2018, le segnalazioni di allergeni non dichiarati in etichetta (216 notifiche di allarme). Le maggiori non conformità sono dovute alla presenza di latte (48), soia (24) e senape (18) non dichiarati.
“Frutta secca e semi” è la categoria singola per la quale ci sono state più segnalazioni. La maggior parte delle notifiche hanno riguardato micotossine (365, di cui 356 per aflatossine) e i microorganismi patogeni (206).
L’Italia, con 373 notifiche, è il quarto Paese più attivo all’interno della rete, dietro a Germania, Regno Unito e Olanda. Le notifiche di allarme riguardanti i prodotti italiani, invece, sono state 146.
Nel 2019 è stata adottata una specifica avvertenza (uso sconsigliato), per integratori alimentari contenenti Curcuma longa, rivolta a soggetti con alterazioni della funzione epato-biliare o con calcolosi delle vie biliari a seguito di un’emergenza, in Italia, legata a casi di epatite colestatica segnalati dopo l’assunzione dei suddetti integratori.
S.M.