Al momento stai visualizzando Il “caso del mese” di Federconsumatori ER. ​ Diritto di recesso e garanzia di conformità. Capiamo meglio i nostri diritti

Il caso del mese di febbraio inizia con un comune acquisto on-line di abbigliamento, in particolare di leggings termici . Una nostra associata, che chiameremo Anna e che ama andare in bicicletta anche in inverno, incuriosita da un post sponsorizzato su un social acquista da un noto sito di e-commerce due paia di leggings termici per lo sport all’aperto.

Al ricevimento del pacco, però, l’amara sorpresa: invece dei due leggings termici ordinati, il pacco contiene due calzamaglie di materiale sintetico leggero con cuciture in vista e rinforzi su glutei e cosce, presentate come “dimagranti”, del tutto inadatte allo sport o anche al solo uso fuori di casa.

Pensando ad un errore, Anna scrive immediatamente una email chiedendo la sostituzione e sobbarcandosi anche le spese di spedizione delle calzamaglie. Dopo qualche giorno arriva finalmente il nuovo pacco dal venditore, che contiene… le stesse calzamaglie. Esasperata, la nostra associata chiama nuovamente il venditore, solo per sentirsi dire che, essendo trascorso il termine di 14 giorni per il recesso, la sostituzione non è più possibile.

Questa situazione nasce da un equivoco in cui cadono, consapevolmente o meno non è dato sapere, molti venditori, che confondono il diritto di recesso del consumatore con il diritto di ricevere prodotti conformi al contratto.

Si tratta di due casi molto diversi e con regole ben distinte: il diritto di recesso, o diritto di ripensamento, in base agli art.52 e seguenti del Codice del Consumo spetta ai consumatori che hanno stipulato contratti a distanza (on-line, telefonici, via catalogo) o fuori dai locali commerciali (porta a porta, per strada, presso stand o fiere) e che successivamente ci hanno ripensato. Si può esercitare entro 14 giorni dalla stipula del contratto o dalla consegna del prodotto, mandando una raccomandata, senza dover spiegare il motivo. I prodotti ricevuti vanno rispediti.

Si parla invece di difetto di conformità se il prodotto ricevuto non è rispondente a quanto pattuito nel contratto o comunque alla descrizione fatta sul sito o catalogo. Gli articoli di riferimento sono il 128 e seguenti del Codice del Consumo. In sintesi: se un bene è difettoso o comunque diverso da quanto previsto dal contratto, il consumatore ha diritto, a sua scelta, alla riparazione del difetto o alla sostituzione del prodotto e, se il venditore non esegue, anche alla risoluzione del contratto con restituzione di quanto pagato, oppure alla riduzione del prezzo. È quanto accaduto alla nostra Anna, che non ha semplicemente “cambiato idea” ma ha giustamente preteso di ricevere quanto odinato. In questo caso, il termine dei 14 giorni non rileva: per esercitare la garanzia si ha tempo due anni dalla consegna e il difetto va denunciato al venditore entro due mesi dalla scoperta. Inoltre, il consumatore non dovrebbe sopportare alcuna spesa per la riparazione del difetto, quindi Anna non avrebbe dovuto pagare le spese di restituzione del prodotto.

Per la nostra associata abbiamo predisposto una lettera raccomandata di messa in mora, perché la semplice email non ha valore legale. In questi casi consigliamo sempre di inviare una PEC (posta elettronica certificata) o la classica vecchia raccomandata, conservando copia di quanto spedito e le ricevute.

Staremo a vedere cosa risponderà il venditore; nel frattempo attenzione a non confondere il diritto di recesso con il diritto di ricevere merce conforme: come consumatori, li avete entrambi.

(Credit Foto di Tumisu da Pixabay)

E.A.

“Realizzato nell’ambito del Programma generale di intervento della Regione Emilia-Romagna con l’utilizzo dei fondi del Ministero dello sviluppo economico. Ripartizione 2018”

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